(lettera
pubblicata su Italians
in data 19 dicembre 2005)
Caro
Beppe,
hai scampato il gelo pechinese, per cui eccone una descrizione.
Le famose foglie rosse dei parchi di Pechino annunciavano
già mesi fa l'avvicinarsi dell'inverno, ma non erano
le sole: quasi a ogni angolo di strada erano apparse montagne
di baicai, cavolo cinese, scaricato durante la notte, impilato
con cura e venduto senza alcun bisogno di ricevute o altro;
qui imperversa il libero mercato, nel senso più estremo
del termine: ovunque carretti (o semplicemente cesti pieni)
che offrono di tutto, dalla frutta alle stoviglie, dalle bibite
ai gelati in estate. Dopo l'acquisto decine e decine di cavoli
vengono immagazzinati un po' dove capita, raramente in casa:
sui tetti delle case basse e tradizionali dei vicoli, sui
pianerottoli delle scale dei palazzi, nei cortili dei ristoranti,
sui balconi, sui marciapiedi.
Nei negozi appaiono pseudo-pigiami che fanno le veci della
nostra maglietta della salute, ma qui parliamo di magliette
a manica lunga e "mutandoni" lunghi, di cotone,
di lana o addirittura imbottiti; ne sono una fervida sostenitrice,
anche se purtroppo quelli femminili sono di colori quasi sempre
improponibili (il più scuro è rosa antico).
La temperatura si abbassa sempre più, si alza il vento:
mentre penso che il mutandone di lana è la più
intelligente invenzione nella storia dell'umanità (non
sono ancora riuscita a convincermi a comprare quelli imbottiti)
mi rendo anche conto che camminare per i vicoli diventa pericoloso:
secchi d'acqua rovesciati fuori di casa creano strati ghiacciati
fatali per l'incauto pedone che rischia di rompersi una gamba,
ma del resto anche l'elevato numero di ciclisti corre non
pochi rischi tra ghiaccio e vento. Con le prime nottate sottozero
ecco che la mattina le strade appaiono costellate di strani
cerchiolini ghiacciati... da lontano non si riconoscono, ma
da vicino si vede e si rabbrividisce: sputi congelati!
La passeggiata gelida è bilanciata dalle ottime caldarroste
(mezzo chilo a 60 eurocent, vale la pena rinunciare momentaneamente
ai guanti e congelarsi le mani per assaggiarle!); giunta all'università
apprezzo ancora una volta l'abitudine di avere sempre e comunque
acqua calda a disposizione: basta portarsi da casa thermos
e the o caffè ed ecco che subito si può assaporare
una bella bevanda calda durante le lezioni... in ottima compagnia,
perché i professori non sono da meno.
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