CRISTINA TABBIA

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Zhongguo - il Paese di Mezzo (febbraio 2002)

La Cina e il cinese sono la mia grande passione, passione che finalmente ha avuto l'occasione di aumentare ancora di più a contatto con questo fantastico paese che è la Cina e con questo stranissimo popolo che sono i cinesi. Ho infatti trascorso ben 2 mesi (dal 21 agosto al 24 ottobre 1998) in una città a noi pressoché sconosciuta, anche se conta più di 6 milioni di abitanti: Shenyang, in Manciuria, in quello che i cinesi chiamano il nordovest.
Non starò certo qui a farvi un resoconto di quei 2 mesi, ma vorrei provare a dare almeno un'idea di cos'è la Cina a tutti coloro che ne sono affascinati quanto me, ma non hanno ancora avuto la possibilità di toccare con mano questa realtà.
Da dove cominciare a parlarvi della Cina, o Paese di Mezzo? Già solo questa definizione potrebbe farci pensare ai cinesi come a un popolo un po' egocentrico, che considera il proprio paese il centro del mondo, ma non hanno forse ragione ad essere fieri della cultura più che millenaria che hanno alle spalle? Orgoglio in parte giustificato, dunque, anche se l'idea di essere circondati solo da popolazioni barbare ha impedito loro a lungo di trarre profitto da culture diverse dalla loro. Eh sì, è una cultura diversa dalla nostra, indubbiamente, ma forse proprio per questo è ancor più affascinante, una cultura che si basa sull'etica confuciana, ma non ha mai dimenticato né il taoismo, né il buddismo. A differenza di quanto avviene in Occidente, dove la religione ha sempre avuto la caratteristica di essere assoluta, i cinesi hanno infatti la capacità di credere e rispettare diverse dottrine che potrebbero sembrare incompatibili tra loro, tanto che al giorno d'oggi la maggioranza dei cinesi onora Confucio, venera Amida Budda e pratica riti taoisti, senza vedere in tutto ciò alcuna contraddizione interna, come direbbero, sono solo "tre vie volte a una sola meta". Questo atteggiamento è noto in genere come pragmatismo cinese, quasi incomprensibile a noi occidentali che ci vediamo solo un comportamento opportunistico, ma forse è semplicemente un modo di essere più aperti e tolleranti.
Questa è solo una delle particolarità della cultura cinese, caratterizzata da una lunghissima tradizione di letteratura, che è sempre stata suddivisa in base alla sua moralità (riecco apparire l'etica confuciana), legata però non al contenuto - come ci potrebbe sembrare logico - ma al genere. Ecco allora la poesia assurgere al più alto livello, mentre sul gradino più basso troviamo i romanzi, "colpevoli" di essere un genere da intrattenimento, non volto quindi all'educazione morale. È nota la quasi venerazione che i cinesi hanno sempre avuto nei confronti delle lettere, tanto da rendere possibile solo ai letterati più dotti (e che meglio conoscevano i Classici di - sì, sempre lui, è onnipresente - Confucio) il diventare funzionari dell'impero.
E qui un qualcosa che ci sembrerà strano: questa predilezione per la letteratura e la storia ha portato un popolo così antico a non considerare per il loro vero valore le scienze esatte, la chimica, la medicina, relegate al ruolo di "divertimenti" per i non colti; erano infatti perseguite dal taoismo, snobbato e soppiantato dalla cultura di stato, il confucianesimo. Come esempio possa bastare il fatto che malgrado siano stati i cinesi ad inventare la polvere da sparo, questa è stata a lungo usata solo all'interno di particolari riti, fino a che i mongoli non ne hanno dimostrato il possibile utilizzo in guerra.
Malgrado la mia venerazione per tutto ciò che è cinese, non possiamo negare tutto ciò che di crudele e inumano è avvenuto nel Paese di Mezzo. Due soli esempi tratti dal passato: i piedini fasciati delle donne e l'istituzione degli eunuchi. Come pensare senza compassione a tutte quelle bambine a cui venivano fasciati così strettamente i piedi da romperne le ossa, far marcire la carne e impedire qualunque tipo di vero movimento, solo perché un piedino di pochi centimetri era molto più affascinante dei piedi enormi (per noi normali) delle contadine? E come dimenticare che un tempo ogni uomo ricco e potente aveva il diritto di far evirare i propri servi? Crudeltà inutili, a cui gli stessi cinesi - soprattutto i giovani - fanno fatica a credere, anche se ancora si vedono per le strade cinesi vecchiette traballanti che faticano a camminare.
E dato che siamo tra i lati negativi, ricordiamo un'abitudine cinese che non riscuote affatto successo tra noi occidentali, e che forse può far sorridere... ma solo quelli che non ne sono ancora stati testimoni oculari o vittime: i cinesi sputano, spesso, ovunque...e tutti, giovani, vecchi, uomini, donne. È forse l'unica cosa a cui non mi abituerò mai, neanche a vivere anni in Cina! Bisogna dire che per ovviare all'inconveniente per lo meno noi occidentali diventiamo dei veri assi a scansare eventuali pericoli "volanti".
Ma la Cina non è solo questo, i cinesi sono un popolo enorme, con una varietà incredibile di usi e costumi, e purtroppo anche di dialetti (per la disperazione della sottoscritta che in teoria dovrebbe sapere il cinese), ma una caratteristica accomuna tutti i cinesi: sono curiosissimi e appena vedono uno straniero (a meno che vi troviate a Pechino o Shanghai, dove ce ne sono fin troppi di stranieri) spesso rimangono incantati a guardarlo, lo seguono... e magari vi sentirete invadere da tenerezza se qualcuno vi chiederà (è successo a me, era una ragazzina di 13 anni): "Ma hai gli occhi azzurri... perché?" Se poi sono dei giovani ad adocchiare un occidentale, cercano di parlargli in inglese per far pratica, dato che le occasioni di farlo sono davvero rare. Se invece non vi parla, be', si limiterà a fissarvi, il che vi darà sui nervi, finché un giorno non ci farete più caso (oppure risponderete mettendovi anche voi a fissarlo!), ma poi tornerete in Italia e vi sentirete insignificanti, perché nessuno vi presterà più alcuna attenzione particolare... e nessuno vi offrirà più birre gratis solo perché entrando nel suo locale date prestigio al locale stesso per il solo fatto di essere bianchi. Però nessuno cercherà nemmeno di farvi pagare il doppio o il triplo solo perché non siete cinesi (è la prassi a Pechino).
Ecco dunque il Paese di Mezzo, un paese che cerca disperatamente di entrare nel 21° secolo al ritmo dei paesi occidentali, un paese in cui riescono stranamente a convivere - a volte cozzando tra loro - tradizione e progresso, un paese in cui si può trovare tutto e il contrario di tutto, ricchezza e povertà l'una accanto all'altra, scientificità e superstizione... Ma - come insegnano i saggi taoisti - sono proprio i contrari che riunendosi formano il tutto, l'uno, il Tao, la natura, fatta di opposti che si completano a vicenda e credo che in nessun paese questo sia evidente quanto in Cina.
Se mai doveste aver bisogno di un'interprete per andare in Cina, rivolgetevi a me... una cosa è sicura: non riuscirò a ottenere prezzi bassi quanto quelli che ottiene un cinese, ma parlando cinese è molto più facile contrattare ai vari mercatini di Pechino e otterrò di certo prezzi migliori di quanto possa fare un occidentale che parla solo inglese, per il semplice fatto che so la loro lingua... È un paese strano, ma mi ha stregato il cuore.

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